7 Ottobre 2023. Una data che mi porterò dietro tutta la vita.
Ho deciso di provare a scrivere quello che sto passando, forse mi aiuterà.
È incredibile quanti mi offrano il loro aiuto, eppure tutto ciò non mi aiuta.
Non riesco a liberarmi da questa angoscia che sento dentro e che non riesco a spiegare.
Mi chiedono tutti come sto e ogni volta rispondo “sto bene, sono viva”.
Queste due parole “sono viva” echeggiano nella mia testa dal momento in cui ho capito che ne eravamo usciti vivi, nell’istante in cui siamo arrivati sotto al mio appartamento a Givataim.
Abbiamo pianto e ci siamo abbracciati forte.
Sono viva.
Sono sopravvissuta.
I dettagli di come sono sopravvissuta non sono importanti, perché è stata solo una questione di fortuna, un miracolo immenso. Ogni via d’uscita che abbiamo scelto si è rivelata essere fortunata, un grande miracolo.
Quando ci siamo resi conto di essere stati miracolati? Soltanto quando siamo tornati a casa mia e ci siamo seduti per ore davanti al telegiornale. E abbiamo visto tutto da fuori, in retrospettiva.
Soltanto allora abbiamo veramente capito dove eravamo stati, da cosa ci eravamo salvati.
E cosa sarebbe successo se fossimo rimasti ancora 15-20 minuti alla festa, se non ce ne fossimo andati via in fretta, quando c’erano fiumane di gente, se avessimo lasciato la macchina come l’hanno fatto in molti, se non fossimo andati a destra invece di andare a sinistra come tutti gli altri, se non fossimo riusciti a tirare la macchina fuori dal fango e se non avvessimo guidato il più veloce possibile.
È stata la cosa più terrificante del mondo.
E vedere tutti gli assassinati, i rapiti – ci ha semplicemente colpito il fatto che avrebbe potuto facilmente essere uno di noi.
Ma probabilmente avevamo un angelo custode, un operatore di miracoli, che si è preoccupato di farci prendere sempre le decisioni giuste sui campi, che ci ha inidirizzati nella direzione giusta per scappare.
Ci abbiamo messo due ore, dure ore che ci sono sembrate un’infinità, durante le quali non sapevamo se saremmo sopravvissuti, due ore in cui tutto quello che mi passava per la testa era “Io voglio vivere, non è arrivato il mio momento di morire. Io voglio v-i-v-e-r-e”.
E questa è la mia risposta alla vostra domanda “Sto bene, sono viva”.
“Terroristi.”
“Siamo tornati verso sud.”
“Ohi”
“Terroristi anche dall’altra parte.”
“Allarme.”
“Sono sdraiata per terra.”
“Prega”
Non riesco ancora ad assimilare e so che mi ci andrà ancora molto tempo per affrontare tutto questo e guarire.
Però io e i miei amici siamo ancora vivi. Siamo sopravvissuti.
Non so come sia persino possibile contenere tutto il dolore, la tristezza e la rabbia di questi animali che hanno assassinato tutti, ucciso i nostri soldati, i nostri bambini, gli anziani senza una goccia di umanità.
Com’è possibile?
È inconcepibile. Come si può assimilare tutto ciò? È impossibile.
Soffro del più grande dolore con chi non è riuscito a scappare, con gli assassinati, con i rapiti con i loro amici e la loro famiglia.
Quanto dolore e tristezza.
Non è giusto che sia successo. Non è giusto.
Perché proprio io e non loro.
In realtà non sto bene, però sono viva.
Dor T.
This story was first published on october7.org.